Tra i maggiori del genere in Europa, il nucleo originale è costituito dalla collezione di Natale Gallini, acquistata dal Comune nel 1958 e nel 1963. Gli strumenti, oltre 800 grazie alla recente donazione Antonio Monzino, datano dal XVI al XX secolo e sono suddivisi in base alla tipologia: strumenti ad arco, a fiato e a tastiera. La raccolta comprende inoltre una sezione etnografica. <br>La sala più impressionante del museo resta tuttavia quella della Balla, dove convivono l’eccezionale serie unitaria degli arazzi dei Mesi o arazzi Trivulzio eseguiti dal 1503 su disegno del Bramantino, la collezione delle tastiere – è in mostra anche il pianoforte verticale che usava Giuseppe Verdi al Grand Hotel et de Milan, con autografo del maestro – e altri strumenti di valore.<br>All’interno del Museo, una casetta progettata nel 2008 da Michele De Lucchi documenta l’attività del laboratorio di studio che fu attivo in corso Sempione, presso la sede milanese della Radio Televisione Italiana, dal 1955 fino ai primi anni ’80 del ’900. Lo studio era stato progettato dal fisico Alfredo Lietti, e fu animato dal tecnico Marino Zuccheri. Fu il principale centro italiano di studio e produzione della nuova musica elettronico-acustica del secondo dopoguerra, e un punto di riferimento europeo. Da Luciano Berio e Bruno Maderna – i primi a intuire le possibilità di una struttura simile, a spingere per la sua realizzazione e a utilizzarla – fino a Luigi Nono, a John Cage e a Salvatore Sciarrino, decine di compositori contemporanei sperimentarono e composero tra magnetofoni, oscillatori e chilometri di nastro magnetico, da incidere e quindi da tagliare e rimontare, per creare suoni in sintonia con il mondo loro contemporaneo.