Fin dalle origini trecentesche Mirasole era – più che un cenobio concentrato sul culto – una grangia, cioè una cascina dedita alle attività produttive. Caso unico tra le abbazie della Bassa milanese, ha mantenuto quasi tutti gli elementi dell’originaria struttura rurale. Il secondo piano affacciato sul chiostro sembra ospitasse sia dormitori sia granai. Le altre due corti sullo stesso lato dovevano servire l’una alla lavorazione della lana e l’altra agli ovili. Stalle e abitazioni dei contadini occupavano le ali rimanenti. La chiesa di S. Maria Assunta, il cui assetto attuale risale al ’300 o agli inizi del ’400, ha una semplice facciata a capanna; nell’interno a navata unica si trova un grande affresco della cerchia di Bonifacio Bembo. L’ordine degli Umiliati, che aveva fondato e fatto fiorire l’abbazia, fu sciolto nel 1571, e Mirasole finì per diventare proprietà dell’ospedale Ca’ Granda. Nell’800 iniziò la sua decadenza. Dagli anni ’80 del ’900 però, grazie alla costituzione di un’Associazione per l’Abbazia di Mirasole, sono stati avviati radicali lavori di restauro e di ripristino. A Mirasole sono stati trasferiti gli oltre ventimila volumi della Biblioteca medico-scientifica della Ca’ Granda, ed è in progetto di esporre qui le opere d’arte sei-novecentesche della Quadreria dei Benefattori, anch’essa di proprietà dell’ospedale. L’immagine che si trova in bassorilievo nel chiostro di Mirasole – il sole raggiante e uno spicchio di luna – ha ispirato lo stemma ufficiale della Provincia di Milano.