Il 16 luglio è festa grande per la Madonna del Carmine, con i fuochi di artificio che sembrano incendiare il campanile, il più alto della città (m 75). Ma anche durante il resto dell'anno i napoletani vengono a rendere omaggio alla Madonna Bruna, qui conservata. La chiesa esisteva già nel XII secolo e, ricostruita una prima volta nel 1301, appare oggi nel rifacimento settecentesco, con l'interno decorato da Nicola Tagliacozzi Canale e ricco di ricordi storici. A cominciare dal sito del pulpito (sotto il quale è una statua di S. Michele attribuita a Girolamo Santacroce), che occupa lo stesso posto di quello da cui Masaniello nel 1647 arringò la folla prima di essere ucciso nel convento adiacente; quasi di fronte è poi il monumento a Corradino di Svevia (qui sepolto), donato nel 1847 da Massimiliano di Baviera. Legato a una tradizione storica è anche il venerato Crocifisso ligneo (XIV secolo) custodito sotto l'arco trionfale; durante l'assedio aragonese del 1439 avrebbe abbassato il capo schivando un proiettile, risultando asportata solo la corona di spine. Una cappella al fondo dell'abside accoglie la Madonna Bruna su una tavoletta trecentesca bizantineggiante, circondata da ex voto. Nelle cappelle: nella seconda a destra, La Vergine consegna lo scapolare a S. Simone Stock di Mattia Preti; nella quinta, sepolcro di Carlo Danza e di Matteo Bottigliero.