Fu eretta all'inizio del XIV secolo in onore del papa che, secondo la citazione del testo dantesco “fece per viltade il gran rifiuto”, quel Pietro Angeleri, eremita sulla Maiella, che salito al soglio di S. Pietro come Celestino V, nel 1294 rinunciò dopo soli cinque mesi. È caratterizzata sul fianco sinistro dal campanile tripartito e cuspidato (secondo una tipologia diffusa nella regione), originariamente allineato alla facciata, spostata in avanti da un successivo ampliamento. Nell'austero interno gotico a tre navate risaltano gli spettacolari soffitti, magnifici inserti barocchi incastonati in un ricco cassettone ligneo, con tele che narrano le tormentate storie di S. Celestino V (navata centrale) e di S. Caterina d'Alessandria che difende la sua fede (transetto), tra i massimi capolavori di Mattia Preti (1656-61). Si ricordano inoltre gli affreschi trecenteschi con storie di S. Martino (seconda cappella del transetto destro) e della Maddalena (seconda del transetto sinistro); il coro ligneo intarsiato del '500; le sculture e i sepolcri rinascimentali (nella prima cappella del transetto destro, S. Sebastiano di Giovanni da Nola); e in particolare la decorazione barocca a intarsi di marmi policromi del presbiterio, delimitato da una magnifica balaustra dorata di Cosimo Fanzago, attraverso cui si accede al prezioso altare maggiore in marmo, pietre dure e madreperla di Bartolomeo e Pietro Ghetti.