I frati Domenicani iniziarono la costruzione della loro chiesa conventuale nel 1278, su progetto di Sisto e Ristoro. I lavori furono poi proseguiti da Jacopo Talenti e Giovanni da Campi, tutti confratelli. Le dimensioni della chiesa erano eccezionali per la Firenze dell’epoca.<br>Attorno alla metà del ’300 restava da terminare soltanto la facciata, che fu ripresa a partire dal 1458 per volontà di Giovanni Rucellai – il cui nome è inciso sotto il timpano – e per opera di Leon Battista Alberti.<br>I preesistenti elementi gotici furono riassorbiti nel nuovo linguaggio rinascimentale, con esiti di spettacolare armonia grazie alla padronanza delle proporzioni e al rispetto del lessico geometrizzante a due colori (marmo bianco e nero-verde) tipico del romanico toscano.<br>Invenzioni felici sono il portale classicheggiante, l’inquadramento, nella parte superiore, di una precedente finestra circolare in uno schema tripartito e le originalissime volute rovesciate ai lati. Si riconoscono emblemi dei Rucellai: tre piume in un anello e la vela della fortuna gonfiata dal vento. Il sole radiante nel timpano è simbolo dell’ordine domenicano.<br>Si entra dall’alberato cimitero degli Avelli, a destra della facciata: subito di fronte si ha Masaccio, alzando lo sguardo il Crocifisso di Giotto. Sul fondo del chiostro si trova la cappella della Pura (riservata ai fedeli), dedicata alla purificazione di Maria.<br>Il vasto interno della chiesa, a croce latina, è uno dei capolavori del gotico fiorentino: a croce latina, divisa in tre navate da pilastri polistili, con archi e volte ogivali a crociera, misura 99,20 metri in lunghezza e 28,20 in larghezza (61,40 al transetto).<br>Dal soffitto della navata centrale pende la restaurata tavola giovanile del Crocifisso di Giotto (1288 circa).<br>Nella navata di destra, alla seconda campata, si trova la tomba della beata Villana (1451), opera del Rossellino e di Desiderio da Settignano.<br>In fondo al braccio destro del transetto si apre la trecentesca cappella Rucellai, con all’altare una Madonna col Bambino in marmo di Nino Pisano (metà del ’300); al pavimento, lastra tombale in bronzo di Lorenzo Ghiberti.<br>Nel transetto, subito a destra della cappella maggiore, la cappella di Filippo Strozzi reca affreschi di Filippino Lippi, con Episodi della vita di S. Filippo e di S. Giovanni Evangelista.<br>La cappella maggiore, o Tornabuoni, ospita un celebre ciclo affrescato (1485-1490) di Domenico Ghirlandaio e di altri artisti, tra cui un giovanissimo Michelangelo: negli Episodi della vita della Vergine appaiono raffigurati volti e ambienti della Firenze del tempo; le figure in preghiera ai due lati della parete di fondo sono i committenti Tornabuoni. Il coro ligneo, sotto gli affreschi, è di Baccio d’Agnolo (1485-1490 circa), ricomposto nel ’500 su disegno di Giorgio Vasari.<br>A sinistra della cappella maggiore si trova la cappella Gondi, dove un’architettura in marmi bianchi e neri e porfido rosso (1503), opera di Giuliano da Sangallo, inquadra un Crocifisso di Filippo Brunelleschi (1410-1415), unica scultura lignea dell’artista.<br>Alla testata del braccio sinistro del transetto, la cappella Strozzi conserva grandi affreschi del Giudizio Finale di Nardo di Cione (1350-1357 circa), autore anche dei disegni della vetrata; all’altare, polittico dell’Orcagna, fratello di Nardo di Cione.<br>Nella sagrestia spicca il lavabo marmoreo, entro una nicchia in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia (1498).<br>Nella navata sinistra, si trova alla terza campata un potente affresco di Masaccio (1427 circa): una Trinità con la Madonna, S. Giovanni e i committenti Lenzi: la Sacra Rappresentazione si svolge nello spazio illusorio, inaccessibile, di una cappella dipinta con efficacissima prospettiva dal basso.