Il Museo, allestito all'interno del Palazzo Episcopale, accoglie il visitatore fin dal prime sale con opere di stupefacente bellezza. Si esordisce, infatti con il pittore veneziano Carlo Crivelli, attivo nelle Marche meridionali nella seconda metà del Quattrocento: giustamente famosa è la raffinata Madonna di Poggio di Bretta, piccola tavola eseguita intorno al 1470-72; la Vergine è raffigurata a mani giunte, il capo coperto da un velo frangiato, lo sguardo rivolto al Bambino in grembo con una mela nella mano sinistra, il manto azzurro con decorazioni dorate in contrapposizione al tessuto damascato del fondo. Nella stessa sale è documentata anche l’opera di Pietro Alamanno, prosecutore della lezione del Crivelli sebbene in toni più popolari, come nella cosiddetta Tavola cuspidata, recante la data 1485: una Madonna con Bambino affiancata dal Salvatore e da San Sebastiano; più in basso, il committente, un nobile di Cerreto, e la moglie; in alto, nella cimosa, un Cristo in Pietà con i simboli della Passione. Completano la prima sala, due straordinari pezzi d’oreficeria della stessa epoca: una statua in lamina d'argento e il braccio reliquiario cesellato e gemmato, riferiti al primo vescovo e patrono di Ascoli Sant’Emidio, realizzati ambedue dal celebre orefice ascolano Pietro Vannini. L’esposizione prosegue con opere di Cola dell’Amatrice, artista dal multiforme ingegno, attivo in più campi e in varie località della regione, di cui si segnala la Madonna in trono e i Santi Vittore, Eustachio, Andrea e Cristanziano, datata 1517, della quale è interessante notare l’influenza raffaellesca. Così, per sei sale, fino all’Ottocento