A lato del Duomo e del Battistero, il lungo prospetto marmoreo del Camposanto definisce il lato settentrionale del Campo dei Miracoli. Sul portale di destra, spicca un tabernacolo gotico del 1350, opera della scuola di Nino Pisano.<br>L’ex cimitero, ora prato, è contornato da una vasta galleria a pianta rettangolare, che ospitava una sorta di reliquiario a cielo aperto. La tradizione vuole che nel 1203, al ritorno dalla seconda crociata, l’arcivescovo Ubaldo Lanfranchi abbia raccolto qui la terra santa presa sul monte Golgota.<br>I lavori iniziarono nel 1278, e proseguirono per buona parte del ’300 – l’ultimo grande secolo di Pisa prima della conquista fiorentina – quando fu realizzata anche la maggior parte della decorazione ad affreschi del loggiato interno, spunto di riflessione sulla vita terrena e su quella eterna.<br>Furono in seguito dipinte storie di santi pisani e del Vecchio Testamento, arrivando a metà ’400 alla definizione del più grande complesso di pitture murarie del tempo. Contribuirono tra gli altri Bonamico Buffalmacco, Taddeo Gaddi, Andrea Bonaiuti, Antonio Veneziano e Spinello Aretino. Nel ’400 si ebbe il consistente apporto di Benozzo Gozzoli.<br>Per secoli il Camposanto fu riservato alla sepoltura di cittadini nobili e illustri, e dal ’600-’700 lo si cominciò a considerare una sorta di museo patrio per le epigrafi e i monumenti che raccoglieva. A partire dal 1807 il conservatore Carlo Lasinio accolse anche sculture antiche, medievali e ottocentesche, provenienti da chiese sconsacrate o da donazioni.<br>Molti dei monumenti funebri – talora di eccelsa fattura – sono sarcofagi romani, riutilizzati nel medioevo. È notevole anche il sepolcro di Giovanni Boncompagni, opera di Bartolomeo Ammannati (1574). Il pavimento è coperto da lastre tombali. <br>A seguito di un incendio causato da un bombardamento americano il 27 luglio 1944, il Camposanto subì gravi danni alla struttura e all’apparato decorativo. Durante i lunghi lavori di restauro si sono staccati gli affreschi dalle gallerie, ed è stato messo in luce l’importante complesso di sinopie (ora esposte nell’apposito museo). I dipinti cinque-seicenteschi sono stati ricollocati nella posizione originaria, mentre parte dei dipinti trecenteschi, già restaurati, pongono problemi di conservazione e sono in attesa di collocazione definitiva.<br>Lungo la galleria settentrionale, accanto alla cappella che accoglie il monumento sepolcrale di Ligo Ammannati (morto nel 1359, opera di scuola di Giovanni Pisano), il vasto salone degli affreschi espone opere di Bonamico Buffalmacco (Trionfo della Morte, Giudizio universale, Inferno, Strage degli anacoreti nella Tebaide), di Taddeo Gaddi, e del Maestro del Crocifisso al Camposanto.<br>Nella cappella sul lato orientale si possono osservare frammenti di affreschi di Antonio Veneziano, Taddeo Gaddi, Benozzo Gozzoli. Nella sala Aulla si trova l’originale della Lampada detta di Galileo, che era nel Duomo.