Se i meravigliosi templi dorici sono la testimonianza più imponente della fase greca di questo luogo di culto, la frequentazione del sito risale molto più in là nel tempo, anche se di tale fase restano oggi solo documenti indiretti (frammenti architettonici soprattutto). Nella prima metà del sec. VI a.C. - ma la data è ancora oggetto di discussione - venne eretta la cosiddetta Basilica**, più esattamente tempio di Hera (la dea era la divinità degli Achei, fondatori di Sìbari). Al rifacimento operato attorno al 540-530 a.C. deve le forme doriche, le nove colonne sulla fronte con il rigonfiamento tipico di questo stile e un'insolita ripartizione in due navate della cella: preceduta da un vestibolo cui corrispondeva sul lato opposto un «àdyton», conserva nella parete di fondo due nicchie, che hanno fatto ipotizzare che il tempio fosse consacrato anche a Zeus. Le terrecotte architettoniche che ornavano il tetto sono al Museo archeologico nazionale, mentre dinnanzi alla facciata del tempio si riconosce l'altare per i culti. Al secolo successivo data il vicino tempio di Nettuno**, in realtà consacrato a Hera o a Zeus, capolavoro di età classica (circa 460 a.C.) e di stile dorico - ne è forse uno degli esemplari più canonici - nel quale secondo gli archeologi ci si rifece al tempio di Zeus a Olimpia. Sul basamento si innalzano le sei colonne della facciata e le 14 dei lati lunghi, che sorreggono un poderoso architrave con decorazione a mètope e triglifi; lo spazio interno è articolato su un pronao di accesso alla cella, scompartita in tre navate da un doppio ordine di colonne doriche, e su un opistodomo, anch'esso con due colonne in antis. Davanti alla facciata principale, altare per i culti.