Venne eretto, come si legge nell'iscrizione dell'architrave del portico antistante, a spese della sacerdotessa Eumachia come sede della corporazione dei “fullones” (lavandai, tintori e fabbricanti di panni) e dedicato alla Concordia Augusta e alla Pietà, personificazioni di Livia moglie di Augusto. L'interno, cui si accede dal vestibolo, dove si apre un superbo portale con stipiti in marmo a motivi vegetali e animali, è organizzato su un ampio cortile cinto da portico a doppio ordine di colonne; nella parete di fondo si aprono tre absidi: quella mediana conteneva la statua dell'imperatrice. Dietro il portico correva un criptoportico, dove fu rinvenuta una bella statua della sacerdotessa Eumachia ora ai Museo Nazionale di Napoli e qui sostituita da una copia. A destra dell'ingresso era murata una giara, in cui si orinava salendo su una scaletta: l'uso dell'orina, candeggiante e sgrassante per tessuti, fu tassato dall'imperatore Vespasiano.