"Là dura un vento che ricordo acceso / nelle criniere dei cavalli obliqui / in corsa lungo le pianure, vento / che macchia e rode l'arenaria e il cuore / dei telamoni lugubri, riversi / sopra l'erba." Estimatori o meno di Salvatore Quasimodo, i visitatori della Valle dei Templi non troveranno necessariamente lugubri i grandi telamoni che sostenevano il tempio di Giove Olimpico. Resta il fatto che il parco archeologico dell'antica Akragas, iscritto dall'Unesco nel Patrimonio dell'Umanità, non può lasciare indifferenti. I grandiosi templi dorici risalgono al quinto secolo a.C., epoca di massimo splendore della città. Gli scavi hanno rivelato anche altri elementi della città antica, come edifici pubblici, opere idrauliche, necropoli e fortificazioni, fino ai resti archeologici e monumentali successivi dell'epoca paleocristiana. Nel parco si snodano anche percorsi naturalistici che attraversano la macchia mediterranea, tra agavi e fichi d'india, con aree coltivate a ulivo, vite e mandorlo. Fra tanti luoghi di culto intitolati alle divinità dell'Olimpo, non poteva che essere un mito greco a spiegare la fioritura precoce dei mandorli in questa zona, con relativi festeggiamenti annuali per l'arrivo della primavera: merito dell'amore leggendario tra una principessa e un guerriero ostacolati dal fato. Del suo passato Agrigento conserva numerose tracce anche al di fuori dell'area archeologica: il nucleo medievale, sulla collina dei Girgenti, mantiene l'andamento tortuoso delle vie tipico delle città arabe, con numerosi edifici e chiese che si sono succedute con stili diversi in altrettante epoche.