Luogo ideale dove colmare le lacune sulle vicende storiche della Danimarca, è questo il più importante museo di storia della civiltà danese, che permette anche di immergersi in una ricca sezione etnografica interattiva, inusuale e polisensoriale. Allestito nel Prinses Palœ, palazzo barocco costruito come residenza del futuro re Federico V, è diviso in sei sezioni principali e si articola in due edifici collegati. Accette di selce, vasi, pugnali e armi, oreficeria e splendidi carri, come quello in bronzo e oro da Trundholm, sono i reperti che spiccano nelle sale della preistoria danese, che ripercorrono l'evoluzione degli insediamenti umani dalle prime tracce (200000 a.C.) ai vichinghi (800-1100 d.C.). Seguono il medioevo e il rinascimento danese, sezione dove sono in mostra oggetti d'arte sacra, armi e arazzi appartenenti a re e nobili. Una curiosità da segnalare è il dipinto che raffigura, deformati, re Federico III e la regina Sofie Amalie: i volti vengono ricomposti su uno specchio cilindrico a prospettiva, presente al centro del quadro. Si passa poi all'esposizione che racconta la storia del palazzo e del museo, che è anche quella della Danimarca tra il 1660-1830: si ammirano molti degli interni rococò, tra cui la Sala dei cavalieri, che risalgono al periodo in cui il palazzo era residenza reale. La mostra Jordens Folk (i popoli della terra) offre la possibilità di viaggiare tra gli indiani dell'Amazzonia, tra i diversi habitat del continente africano, tra ambienti orientali e le antiche religioni induiste, sale delle armi giapponesi e stanze della musica indigena dell'Oceania. Suppellettili originarie e coloratissime ricostruzioni sono corredate dei suoni e dei rumori dei territori visitati, che si attivano al passaggio dei visitatori. La sezione etnografica continua con un'esposizione che permette di fare un salto indietro nel tempo alla Danimarca del XVII-XIX secolo e alcune sale dedicate alla Groenlandia (isola autonoma nell'ambito del regno danese), dove costumi, barche, armi e oggetti da caccia e pesca raccontano la vita degli eschimesi di ieri e di oggi.