Vi si accede scendendo per un viottolo, poco prima di un fabbricato (già Molino Campanella), fino al fiume, che si supera su passerella. S. Pietro ad Oratorium sorge isolata nella campagna, contornata da pioppi. Se ne attribuisce la fondazione nel sec. VIII al re longobardo Desiderio. Rinnovata nel 1100 (dell'epoca anteriore al 1100 molti elementi architettonici e decorativi sono conservati presso il Museo Nazionale dell'Aquila), è romanica, a tre navate (restaurata nella seconda metà del Novecento), con tre absidi semicircolari.Nella facciata è un bel *portale romanico fiancheggiato da due bassorilievi: David, a sin., e S. Vincenzo diacono, a destra. Nella costruzione della chiesa sono state adoperate lapidi iscritte romane e frammenti ornamentali della chiesa precedente. A sinistra, in un concio murato rovesciato, la nota composizione enigmatica di parole: sator arepo tenet opera rotas.Una possibile interpretazione di questa formula (presente anche in altre chiese abruzzesi e molisane, come in S. Lucia a Magliano de' Marsi e in S. Maria Ester a San Felice del Molise) può essere avanzata considerando la frase un crittogramma a struttura palindroma, cioè speculare; anagrammando il testo si ottengono infatti le parole pater noster che possono essere disposte a formare una croce greca in senso orizzontale e verticale con due A e due O agli estremi delle braccia della croce, rappresentanti le apocalittiche Alfa e Omega.Nell'interno, contro l'abside, *ciborio (sec. XIII) su quattro colonne con capitelli di originale fattura su cui poggiano architravi ornati e quindi un ordine di colonnine con archetti formanti ottagono (nei mistilinei fra gli archetti, formelle di maiolica). Nell'abside sono importanti *affreschi dei sec. XII: i 24 vecchi dell'Apocalisse, Cristo in trono fra i simboli degli Evangelisti e con un libro aperto, nel quale sono scritte le parole apocalittiche: Ego sum primus et novissimus, come in altre pitture di scuola benedettina