Le sue eleganti strutture hanno segnato per secoli l'ingresso alla città murata. Il nome le deriva dalla vicinanza con gli antichi "formali d'acqua" (sorgenti) e fu iniziata intorno al 1510 da Romolo Balsimelli. Nell'interno, rivestito di un'uniforme decorazione culminante negli affreschi di Luigi Garzi e di Guglielmo Borremans (volte del transetto e del coro, 1708-9), le cappelle custodiscono opere dei secoli XVI e XVIII (storie di S. Caterina di Giacomo Del Po nella quinta sinistra). I cappelloni settecenteschi del transetto sono un'esaltazione dell'ordine domenicano; il presbiterio funge quasi da enorme cappella gentilizia, con le sei tombe Spinelli, eseguite negli ultimi decenni del '500, alle basi dei pilastri della cupola (affrescata da Paolo De Matteis). Nel corso dell'800 alcuni ambienti del monastero furono adibiti a lanificio militare, raro episodio cittadino di archeologia industriale, oggi sede espositiva dedicata ai giovani artisti napoletani e a manifestazioni ed eventi culturali, oltre che spazio ricreativo e commerciale.