Con le sue forme "moderne" e grandiose, ideate da Domenico Fontana (1600-2), l'edificio doveva stupire il re di Spagna Filippo III, che però in visita a Napoli non venne mai. Restauri e ampliamenti ebbero luogo nel '700, mentre Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte lo arricchirono con decorazioni e arredamenti neoclassici in parte provenienti dalle parigine Tuileries; dopo un incendio nel 1837 lo restaurò Gaetano Genovese. Al '900 risalgono i danni più gravi, con i bombardamenti della seconda guerra mondiale e l'uso come sede dei comandi alleati. La facciata a tre ordini, lunga m 169, conserva in gran parte le forme originarie tranne nel portico, le cui arcate, per motivi statici, sono state alternativamente murate da Luigi Vanvitelli (1753); nelle nicchie hanno trovato posto nel 1888, per volere di Umberto I, otto statue raffiguranti i sovrani più rappresentativi delle dinastie che hanno regnato su Napoli. L'esaltazione araldica di Filippo III culmina con il suo stemma al centro della facciata (accompagnato da quello del viceré fondatore) e con la raffigurazione nelle metope dei suoi domini (vi è anche il biscione visconteo di Milano). Dal cortile d'Onore (teatro nei mesi estivi di spettacoli e concerti) ravvivato dalla settecentesca fontana della Fortuna di Giuseppe Canard, per lo scalone d'Onore a doppia rampa costruito da Francesco Antonio Picchiatti (1651-66), modificato e decorato da Gaetano Genovese (1838-58) con rivestimento di marmi colorati da cave del regno, si raggiunge l'Appartamento reale al prima piano.