È il simbolo di Torino, non fosse altro perché la sua silhouette spicca da più punti di vista. La sua storia è abbastanza singolare. La comunità israelitica commissionò la costruzione di una nuova sinagoga all'architetto Alessandro Antonelli, che avviò i lavori nel 1863. Dopo sei anni, però, i finanziamenti terminarono e il cantiere rimase chiuso per un decennio. Rilevato il lotto e l'incompleto edificio, il Comune di Torino nel 1878 riavviò i lavori, che terminarono nel 1897. Strutturalmente la Mole è una commistione di elementi neoclassici su cui s'innesta un'ardita verticalità che, pur se d'ispirazione neogotica, sembra anticipare le vertiginose dimensioni dei grattacieli novecenteschi. In realtà, il fascino di questo simbolo sta proprio nella sua irriducibilità a un unico stile architettonico. Dalla massiccia base a volume cubico - un peristilio, un pronao, un alzato scandito da due ordini di colonne corinzie, grandi finestroni vetrati e un ulteriore attico leggermente arretrato rispetto al perimetro di base - si sviluppa la grande cupola ogivale, che a sua volta si stringe in un tempietto a doppio ordine di colonne. Qui s'innesta l'aerea guglia, inanellata in una serie di balconcini circolari, di circonferenza sempre più ristretta. Corona la parte terminale della guglia - simile a una punta di lancia innalzata verso il cielo - una stella. Al termine della costruzione, i 167,5 m della Mole stabilirono il record del più alto edificio in muratura d'Europa. Il segreto stava nella particolare tecnica - detta appunto antonelliana, dal nome del suo visionario ingegnere - che prevedeva un sistema di fulcri collegati da una rete di tiranti metallici, collocata nell'intercapedine del laterizio, grazie alla quale le spinte strutturali, pur utilizzando murature di ridotto spessore, si potevano scaricare efficacemente. Grazie alla recente ristrutturazione, oggi è possibile raggiungere il tempietto posto al termine della cupola con un velocissimo ascensore interno, dalle pareti interamente trasparenti: nell'ascesa si ha la sensazione di sfiorare le nervature della struttura. Giunti in cima, la vista sulla città e sul panorama circostante è davvero impagabile: e la migliore postazione per discernere il perfetto reticolo viario del centro cittadino, punteggiato dalle vie e dalle piazze principali, fino ai quartieri periferici, da Vanchiglia, chiusa dalla confluenza della Dora nel Po, fino al Lingotto e a Mirafiori, a sud, già roccaforti dell'immenso impero Fiat. Nelle giornate limpide la collina - con Superga quasi dirimpetto - e la cortina delle Alpi delimitano un orizzonte che, altrimenti, sembrerebbe senza fine.