Edificata nel 1463 come padiglione di caccia della famiglia Mozzoni, la villa fu successivamente ampliata e sistemata, nel corso del terzo decennio del Cinquecento, su commissione dei fratelli Francesco e Maino Mozzoni. Tra il 1560 e il 1570 venne ulteriormente abbellita, sia all'interno sia all'esterno, con uno splendido ciclo di affreschi attribuiti alla bottega dei Campi di Cremona.Promotore di questa iniziativa fu Ascanio Mozzoni che, intorno al 1580, si dedicò anche alla sistemazione dei terreni circostanti il palazzo, riportando dai suoi numerosi viaggi a Roma e a Firenze spunti di notevole interesse.Realizzato in puro stile rinascimentale e collocato su sette livelli, il parco è in totale armonia con la villa, quasi che la natura invada con i tralci di vite e le ghirlande di fiori il soffitto affrescato dei loggiati, che si affacciano su un perfetto giardino all'italiana. Quest'area, contornata da un'alta siepe di lauro che fa da quinta alla dimora, si presenta come una grandiosa sala rettangolare a cielo aperto, al cui centro sono collocate aiuole cinte di bosso, arredate con due fontane a calice.In perfetta simmetria, proseguendo verso destra, si incontrano due geometriche peschiere balaustrate, fiancheggiate da un muro di pietra spugnosa abbellito da busti e sculture. Da qui si accede al belvedere situato al livello superiore. Costeggiando poi il piano nobile della villa, un lungo corridoio con bordure primaverili di iris, Phlox rosa e anemoni bianchi conduce al lato nord della dimora, dove su un vasto spazio rettangolare, con siepi di bosso potate in forma sferica e vasi di agrumi, si affaccia il grande salone delle feste.Lo stile all'italiana si ritrova negli altri quattro giardini formali terrazzati che, con grotte, peschiere, fontane, giochi d'acqua, e muri a "spugna" in tufo locale, circondano la villa. Siepi geometriche di bosso (Buxus sempervirens), Osmanthus fragrans e alloro (Laurus nobilis) fanno da cornice alle fioriture delle aiuole, ornate con begonie (Begonia semperflorens), dalie (cultivar di Dahlia), fior di vetro (ibridi di Impatiens), viole del pensiero e molte piante annuali.Attraverso un viale prospettico a doppia scalinata che si arrampica sulla collina retrostante la residenza, si giunge infine al parco romantico, ideato secondo il gusto inglese, ricco di specie autoctone e non, come faggi (Fagus sylvatica), castagni (Castanea sativa), frassini (Fraxinus excelsior), abeti rossi e bianchi (Picea excelsa e Abies alba), pini silvestri (Pinus sylvestris), tassi (Taxus baccata), tuie (Thuja occidentalis), agrifogli (Ilex aquifolium), sughere (Quercus suber), lecci (Quercus ilex), carpini bianchi (Carpinus betulus), liriodendri (Liriodendron tulipifera), davidie (Davidia involucrata), Ginkgo biloba e molti altri. Si tratta di un ambiente molto suggestivo, che ancora oggi comunica al visitatore il contatto con una natura selvaggia, ricreando l'atmosfera delle valli un tempo popolate dall'orso bruno, dove, si tramanda, anche Gian Galeazzo Sforza partecipava a battute di caccia. Fu proprio durante una di queste che il coraggioso intervento del conte Agostino Mozzoni e del suo mastino salvò il duca dalla pericolosa aggressione di un orso, ferito e inferocito, che «guastò tre homeni e amazò un cane». Tale atto fu premiato con favori e legò in un vincolo di solidale amicizia le due famiglie. A testimonianza di questo episodio, ancora oggi si ammira un piccolo monumento eretto in memoria dell'intrepido animale. Il giardino è frutto degli interventi di più generazioni di Mozzoni, imparentatisi, sul finire del Cinquecento, con i Cicogna. Gli eredi ancora oggi abitano e gestiscono la villa con l'annesso podere, una tenuta agricola in piena attività.