Il quartiere nel quale gli ebrei veneziani sono stati confinati a partire dal 1561 è in effetti un isolotto che spicca nel tessuto del sestiere di Cannaregio: tre soli ponti di collegamento; case cresciute a dismisura in altezza lungo tutto il perimetro, fino a nove piani, per ovviare alla carenza di spazio; una grande piazza all’interno, il campo del Ghetto Nuovo, l’unico in tutta Venezia, fateci caso, sul quale non prospetta né un palazzo signorile nè una chiesa (le sinagoghe, tre quelle superstiti su questo campo, si celano dietro facciate poco appariscenti). Oggi il Ghetto è un’oasi di quiete – sono solo 500 gli ebrei veneziani, pochi dei quali qui residenti - ma provate a immaginarlo quando vi erano in attività una sessantina di botteghe, tra le quali tre banchi di pegni e molte sartorie. Per raggiungere il Ghetto Nuovo si può prendere come riferimento il ponte delle Guglie, poco distante dalla stazione ferroviaria; percorso un breve tratto del canale di Cannaregio, si svolta a destra nel sottoportico del Ghetto Vecchio. Percorrendo il Canal Grande in vaporetto, invece, si sbarchi all’approdo di Santa Marcuola, poi è un divertente dentro e fuori per calli e campielli.