Costituisce una sorta di ‘caso’ nella storia dell’edilizia (e dell’immagine) cittadina perché per costruirlo, in luogo del precedente in legno – con un passaggio tra due ali di botteghe e la parte centrale mobile per permettere il transito delle navi, come si vede nel Miracolo della reliquia della Santa Croce del Carpaccio, oggi alle Gallerie dell’Accademia – la Repubblica bandì agli inizi del ’500 un concorso cui parteciparono i più insigni architetti dell’epoca: Sansovino, Palladio (che lo avrebbe disegnato a più archi, «alla maniera degli antichi»), forse Michelangelo, Vignola, Scamozzi. Dopo una contrastata discussione di oltre settant’anni, l’opera fu affidata al veneziano Antonio Da Ponte, che lo riedificò in pietra, a una sola arcata (28 m di luce, 7,50 di altezza), nel 1588-91; per consolidarlo, migliaia di pali vennero infissi nel terreno alle fondazioni delle testate. I tre percorsi pedonali corrono tra due file di botteghe, raccordate al centro da due archi maggiori. Il ponte, intensamente frequentato come collegamento anche turistico tra l’area di S. Marco e la zona commerciale di Rialto, è un belvedere sui palazzi alle due rive. Dal XII secolo all’800 è stato l’unico collegamento stabile tra le due parti della città.