Dal sagrato di S. Maria delle Grazie si accede all’ex refettorio del convento dei domenicani, alla cui parete breve si trova l’Ultima cena affrescata fra 1495 e 1497 da Leonardo da Vinci è un’iconografia fra le più celebri e più profondamente penetrate nell’immaginario collettivo occidentale. Insieme alla chiesa, è annoverata tra i siti Unesco del patrimonio dell’Umanità. La scena pittorica fissa il momento in cui Gesù dichiara agli apostoli di sapere che uno di loro è pronto a tradire. I noti problemi di conservazione che travagliarono il dipinto fin dalla sua realizzazione dipendono in primo luogo dalla tecnica utilizzata dal suo autore: non quella canonica ‘a fresco’, che impedisce pentimenti e ritocchi, bensì a secco, a tempera forte e su due strati di gesso, che presto si rivelò assai instabile su intonaco. A complicare la situazione sono intervenuti l’umidità del locale, gli assestamenti del muro, che hanno provocato fratture nel supporto del dipinto, e il trascorrere dei secoli che hanno richiesto ripetuti e spesso interminabili lavori di restauro: l’ultimo, durato dal 1977 al 1999, ha restituito molto dell’originario splendore del capolavoro leonardesco ma ha consigliato l’adozione di un’organizzazione assai rigida delle visite. La prenotazione è obbligatoria, e va fatta con largo anticipo. L’accesso è limitato a un massimo di 30 persone per volta e la permanenza all’interno dura 15 minuti.