ll ristorante prende il nome da un folletto occitano dispettoso e schivo, abitante dei boschi, protagonista di fiabe e leggende, e si rifà alla tradizione locale anche per la cucina, riproponendo alcune antiche ricette. In una sala piccola e raccolta con volte in mattoni potrete gustare un menu che, a richiesta, può soddisfare anche esigenze particolari (celiaci, vegetariani, bambini). Tra le proposte, lo sformato di salvia con fonduta di Nostrale, l'agnello sambucano e una deliziosa mousse di marroni con salsa di cioccolato caldo. Qui troverete anche l'ormai raro genepì, ottenuto dalla distillazione dei fiori raccolti in quota